20100731

Agosto nel Recinto

1.
Caldo, caldo appiccicaticcio, caldo pavese. Un piccolo ventilatore, su un comodino in una stanzetta disordinata e lercia del Borgo Ticino si danna l'anima per smuovere un minimo d'aria. I risultati sono scarsi. Noia, noia pesante, noia pavese. Esteban si alza e si affaccia alla finestra: può vedere via dei Mille deserta, può scorgere Ticino che sembra un brodo immobile. Sudore, sudore copioso, sudore pavese. Uscire. Esteban sa già cosa finirà col fare: vecchia, pericolosa abitudine, discutibile rimedio alla noia. Apre il cassetto del comodino, srotola uno straccio sporco e ne tira fuori una pistola troppo grande per essere vera. In fondo al cassetto un caricatore. Esteban lo controlla: otto proiettili. Possono bastare, un giro veloce e poi a casa.

2.
Agosto, agosto solitario, agosto pavese. Esteban cammina lento fino a Piazzale Ghinaglia e si infila nel drugstore di Carlos, vuole sigarette.
- Ciao Esteban.
- Un pacchetto di Fat Panda, bastardo messicano.
- Vai a caccia?
- Solo a sparare, abbiamo il divertimento a due passi.
- Qui sei l'unico che si diverte con quelli.
- Così pare, ci vediamo amigo.
Esteban paga e se ne va ma sulla soglia si gira un attimo.
- Carlos?
- Cosa?
- Tu te lo ricordi come è iniziato?
- Nessuno se lo ricorda Este, una gran luce e poi non abbiamo nemmeno fatto in tempo a svegliarci che già c'era da correre a costruire il fottuto Recinto. Mi ricordo i morti, quelli sì.
- Ciao messicano.

3.
Passato il check in nel mezzo del Ponte Coperto Esteban è dentro al Recinto, quello che una volta era il centro storico di Pavia. Cammina guardingo mentre risale Strada Nuova, si è sfilato la pistola dai pantaloni e ha tolto la sicura, non c'è nessuno, per ora, ma la situazione è destinata a cambiare presto. Un ombra, rumore di passi strascicati, ed il primo macilento corpo vivente spunta da via Maffi attirato dall'odore di carne viva del nostro. Bang! E salta un braccio. Bang! Ed esplode la testa. Due colpi: sei arrugginito vecchio mio. Avanti, lento ma sicuro, qualcuno (qualcosa?) avrà sentito i botti, sta per cominciare lo spasso. Eccoli, in tre, come se stessero aspettando l'autobus come un tempo, al Demetrio. Bang, bang, bang! Tre su tre, la ruggine è già ricordo. Esteban svolta a sinistra e si infila in piazza della Vittoria, felicità è un caricatore pieno. Già, ma il caricatore di Esteban pieno non lo è mai stato e lui è stato tanto stupido da dimenticarsene. Tre proiettili per tornare in Borgo, fuori dal Recinto. Via, veloce attraverso la piazza in direzione del Broletto ma dal vecchio pub ecco che ne escono due. Bang! Giù il primo. Bang! Si spappola una spalla. Bang! Anche il secondo è giù. Ne arrivano altri dal Duomo, altri da Strada Nuova. Esteban scappa e non pensa, spalle al Broletto, via dall'altra parte della piazza verso l'entrata del mercato coperto nella speranza di rinchiudersi dentro. Le scale, ecco le scale, ma escono pure da lì, sono dappertutto, gli sono addosso.

4.
Le stelle, l'ultima cosa che vedo tra i corpi sopra di me sono le stelle, sono così vicine, sembrano solo a qualche metro. No, non sono stelle, sono solo le luci di quella pensilina sopra il mercato. Cazzo, l'ho sempre detto che sembrava un distributore.

2 commenti:

  1. Ma almeno ne sarà valsa la pena, una volta per tutte.

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  2. E chi lo sa? Devo ancora imparare a conoscerlo bene il disperato Esteban.

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